Dell’importanza di creare reti tra le imprese per migliorare la redditività generale ne avevamo già parlato qualche settimana fa. Un network virtuoso tra le aziende, quello auspicato al TForma di Milano, che è stato al centro dell’attenzione anche di un altro importante evento nazionale, il TraspoDay di Pastorano, giunto alla 3^ edizione. Questa volta il tema delle interconnessioni aziendali è stato fondamentale per trattare aspetti ancora più delicati, quali la salute e la vita umana di chi lavora nel settore del trasporto e della logistica. Creare un’ampia rete di comunicazione tra società operanti nel segmento, infatti, vuol dire condividere importanti informazioni legate alla prevenzione e alla sicurezza, con l’obiettivo di ridurre il numero di vittime che si registrano sulle strade. La terza edizione del TraspoDay, in quest’ottica, ha rappresentato un fondamentale momento di confronto sul tema, soprattutto durante il convegno “Apnee e salute: prima l’uomo e poi la macchina”, andato in scena lo scorso 19 marzo.
I dati allarmanti sulla patologia
Secondo i dati raccolti in questi ultimi anni, sarebbero circa 4 milioni gli individui in Italia affetti da OSAS, ovvero la sindrome legata alle apnee ostruttive nel sonno. Un numero né ampio né limitato, se valutato da solo, ma che preoccupa fortemente quando si scopre che solo 150 mila di questi soggetti sarebbero sottoposti ad un adeguato trattamento terapeutico. Ciò significa che ben 3 milioni e 750 mila potenziali guidatori potrebbero essere al volante senza i controlli necessari: sembra, infatti, che durante l’anno 2014, i danni causati dalla sindrome, definita anche come silent killer, siano devastanti. Solo in Italia sarebbero da ascrivere all’OSAS ben 7.360 incidenti, 231 morti e 12.180 feriti: un numero davvero enorme, che rende la sonnolenza diurna e la conseguente carenza di concentrazione alla guida, la causa principale di incidenti in Europa, addirittura più numerosi rispetto a quelli prodotti a seguito dell’assunzione di alcool e di sostanze stupefacenti.
Le soluzioni possibili per l’autotrasporto
La vita sedentaria, l’alimentazione spesso non regolare ed il ritmo veglia sonno snaturati, favoriscono nei camionisti l’insorgere di questa patologia. Una malattia che, se riconosciuta in fase di rinnovo patente, fermerebbe gli autisti dallo svolgimento della professione: allo stato attuale delle cose, però, la categoria sarebbe sprovvista di ogni tipo di tutela assistenziale o previdenziale. E’ in questo ambito che, come sottolineato da TrasportoUnito, ritorna forte il tema dell’identificazione dell’attività usurante, che permetterebbe di riconoscere la patologia come specifica malattia professionale, dando quindi la possibilità di ottenere un trattamento pensionistico anticipato. Un’iniziativa, quella portata avanti anche al TraspoDay, denominata Guidare il Tir è usurante, che abbiamo avuto modo di presentare già lo scorso mese, e su cui rinnoviamo l’invito ad aderire alla petizione online, compilando il form presente sul sito www.change.org.
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