La prestigiosa Università svedese di Lunden ha reso noti i risultati di una ricerca effettuata sugli impatti del cabotaggio stradale in Scandinavia. Un’indagine 2.0, si può dire: il principale strumento utilizzato, infatti, è stato proprio un’app per smartphone ideata per tracciare questo tipo di trasporti. I tre Paesi scandinavi su cui si è focalizzata la ricerca, la Danimarca, la Norvegia e la Svezia, non sono stati scelti a caso: infatti nei 3 Stati le attività di autotrasporto e gli impatti del cabotaggio stradale sono molto diversi tra loro. In questo modo è stato possibile analizzare nel dettaglio le dinamiche legate al cabotaggio, con un livello di eterogeneità molto alto. L’applicazione per smartphone che ha supportato l’intera indagine, la Cabotagestudien, è stata installata da oltre 8 mila autisti volontari, che hanno svolto un lavoro di controllo, segnalando la presenza dei veicoli stranieri avvistati lungo la strada. Il successo di questo prototipo, rilasciato nella primavera del 2013, è dovuto, in larga parte, alla facilità di utilizzo. All’autista, infatti, basta solo inserire la targa del camion individuato: la posizione, infatti, attraverso la rilevazione GPS presente in ogni smartphone, avviene automaticamente.
Una ricerca sul campo: nessuna stima ma solo dati reali
L’utilizzo di uno strumento di ultima generazione come il Cabotagestudien ha permesso di operare direttamente sul campo, grazie all’aiuto degli autisti. Ma c’è di più: lo studio è stato portato avanti anche con una serie di interviste da parte dei ricercatori all’interno delle aree di sosta scandinave. Ne è emerso che gli autotrasportatori polacchi sono mediamente soddisfatti del loro lavoro e della retribuzione. Ogni 4/5 settimane di viaggio, gli sono riconosciute due settimane consecutive di sosta a casa. Meno fortunati i bulgari: pare infatti che viaggino addirittura quattro mesi di seguito, per poi tornare a casa, in riposo, solo per 15 giorni consecutivi.
Cabotaggio illegale? Sembra di no
Con i dati raccolti grazie all’applicazione per smartphone, i ricercatori hanno stilato una graduatoria che raffigura la presenza dei vettori esteri all’interno dei Paesi del Nord Europa. Un camion su 5, tra quelli stranieri tracciati, proviene dalla Polonia, seguito a ruota dalla Bulgaria, che in Danimarca fa registrare punte del 18%, e dalla Lituania, al 17% nei territori norvegesi. Anche la Germania, con una media di oltre il 10% in tutti e 3 i Paesi, occupa una posizione di rilievo. Dalle registrazioni con Cabotagestudien la percentuale di cabotaggi è di circa il 15%, in media, negli Stati oggetto di analisi. Il dato interessante, però, è che le tracce di cabotaggio illegale appaiono davvero diluite in tessuto globalmente regolato dalla regolarità di trasporto. Nonostante la situazione bulgara sia la più complessa, conclude la ricerca, per il momento i Paesi scandinavi possono dormire sonni tranquilli.
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