Il caro benzina è solo l’ultima tegola che si è abbattuta sugli autotrasportatori, che già devono barcamenarsi tra regole e normative sempre più stringenti e condizioni di lavoro particolarmente stressanti e difficoltose.

Dall’inizio dell’anno i camionisti hanno già dovuto fare i conti con gli aumenti dei pedaggi, senza contare i prezzi dei nuovi mezzi che sono in costante aumento.

Si alza forte la protesta degli autotrasportatori, per i quali il momento del pieno diventa un vero incubo. Sulla questione è intervenuto anche Francesco Abate, presidente Fita Cna Modena, secondo il quale la nuova stangata determinerà una spesa di oltre 10.000 euro in più all’anno sulle casse delle società di trasporto.

Caro benzina, Abate punta il dito contro le compagnie petrolifere

Abate sottolinea che la critica non è rivolta tanto verso i gestori, che lavorano principalmente a quota fissa e che quindi non hanno grandi possibilità di influire sul prezzo finale del carburante, quanto piuttosto verso l’intera filiera.

Benché il petrolio costa meno rispetto ad un anno fa, un litro di gasolio oggi paradossalmente costa di più. In pratica non c’è più alcun tipo di rapporto tra il prezzo del petrolio e il prezzo alla pompa.

Il problema è che quando il Governo ha congelato le accise su tutti i carburanti, le compagnie hanno alzato il prezzo; quando invece ha deciso lo stop al taglio delle accise, allora le compagnie hanno lasciato il prezzo invariato.

La promessa di schierare la Finanza in campo per maggiori controlli non sembra soddisfare Abate né tanto meno i camionisti, almeno fino a quando non si vedranno risultati concreti e tangibili che corrispondono ad una riduzione significativa dei prezzi del carburante.

“Ci vorrebbe un’azione di forza da parte dello Stato – spiega Abate – ma questo non credo che sia fattibile. Le associazioni di categorie potrebbero unirsi per fare cause collettive, ma l’operazione sarebbe comunque estremamente lunga e complicata”. Il problema invece va risolto subito e adesso.

Le aziende di trasporto sono sempre più tartassate

Una situazione del genere ormai non è più sostenibile a lungo e le imprese di trasporto sono quelle che ne faranno maggiormente le spese.

Le aziende più strutturate e più grandi magari possono tenere botta al nuovo adeguamento delle tariffe dei carburanti, ma buona parte dei piccoli trasportatori ha contratti annuali che non possono essere ritoccati, altrimenti c’è il rischio di perdere la commessa.

Tutto questo, come sottolinea Abate, si trasforma in un vantaggio a beneficio di chi può fare rifornimento all’estero. “Se un camion fa il pieno in Bulgaria – spiega il presidente Fita Cna Modena – spende circa il 20/30% i meno.

La norma sul cabotaggio è stata abolita e non c’è alcun organo di controllo, quindi quel camion arrivato in Italia può lavorare con quel pieno per una settimana intera, con un notevole margine competitivo rispetto a chi invece può fare rifornimento esclusivamente in Italia”.

Per prima cosa quindi Abate chiede che venga definito un carburante professionale, cioè del tutto slegato dalle dinamiche dell’economia mondiale.

Inoltre, altro step importante, sarebbe quello di introdurre nuovi carburanti sintetici e a impatto zero che, oltre a ridurre notevolmente i consumi, sarebbe anche più green per il pianeta.

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