La CQC, ossia la Carta di Qualificazione Conducente, è un documento obbligatorio per tutti coloro che svolgono da un punto di vista professionale l’attività di guida. I conducenti di camion o automezzi adibiti al trasporto di merci devono essere dotati della patente C o patente CE, mentre chi guida mezzi adibiti al trasporto passeggeri deve essere dotato della patente D.
Finora la CQC non era necessaria per coloro che utilizzavano un camion ma non in modo professionale. Tra questa categoria rientravano ad esempio chi vende veicoli o i meccanici che guidavano un camion per testarlo o per portarlo dall’officina all’azienda. Nel settore del trasporto in conto proprio alcuni autisti guidavano camion senza essere inquadrati, oppure inquadrati in un settore diverso da quello del trasporto.
Pur essendo di fatto autisti di camion queste persone erano difficilmente identificabili da un punto di vista professionale e poco inquadrabili da un punto di vista normativo. In pratica potevano svolgere tranquillamente l’attività di camionisti senza seguire i corsi di formazione necessari per conseguire la CQC.
Cambio della norma
Lo scorso 23 gennaio il Consiglio dei Ministri, in seguito alla proposta del ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola e del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, ha introdotto un decreto legislativo che recepisce la direttiva UE 2018/645 (modificando la direttiva 2003/59/CE) relativa alla qualificazione CQC ed alla formazione periodica degli autisti che conducono veicoli adibiti al trasporto merci o passeggeri.
Questa norma pone fine all’evidente disparità che si era venuta a creare finora e obbliga alla qualificazione formativa non solo gli autisti professionali, ma anche tutti quelli che guidano veicoli per i quali è necessaria una di queste patenti: C1, C, C1E, CE, D1, D, D1E e DE.
Maggiore collaborazione tra gli Stati membri
Il decreto sancisce inoltre che gli Stati membri debbano scambiarsi informazioni relative alla qualificazione dei conducenti utilizzando un’apposita rete informativa e che vengano organizzati corsi di formazione a cadenza periodica per mantenere le abilitazioni conseguite. Questo decreto pone fine ad una lacuna amministrativa che rischiava di creare una disparità tra lavoratori che, pur svolgendo lavori simili, subivano trattamenti diversi.
Gli Stati membri vengono quindi chiamati ad effettuare controlli più severi e tutta la categoria dei conducenti, indipendentemente che svolgano attività professionale o meno, è maggiormente responsabilizzata grazie ad una formazione mirata nell’ottica delle loro mansioni specifiche. Le stesse aziende che utilizzavano conducenti senza inquadrarli nel settore dei trasporti devono mettersi in regola per tutelare i loro dipendenti e per evitare sanzioni amministrative.
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