197 mila posti di lavoro in meno, 2 mila flotte operanti nel trasporto merci che hanno dovuto cedere all’avanzare della crisi cessando l’attività e oltre 10 miliardi di euro in meno per lo Stato a causa della diminuzione dei consumi di carburante: sono soltanto alcuni dei numeri presentati da ANITA a corollario della richiesta fatta al Governo per intervenire in tempi brevi con misure che rilancino il settore dell’autotrasporto. Come prosegue il comunicato ufficiale dell’Associazione nazionale delle imprese di autotrasporto e logistica si attestano a oltre 420 milioni di euro i mancati introiti a fini IRAP, ed il numero delle immatricolazioni dei veicoli di massa totale complessiva superiore alle 3,5 tonnellate diminuisce, di anno in anno, di oltre 5 mila unità. Come se questi dati non bastassero, è il costo del lavoro a preoccupare ancora di più il presidente Baumgartner: in Italia, infatti,ogni autista costa circa 60 mila euro all’anno, contro i 40 mila euro fatto registrare nell’Europa Centrale ed i soli 26 mila euro medi pagati nell’Est europeo. Il dato italiano è preoccupante anche se confrontato alla media complessiva di tutti gli Stati del Vecchio Continente, più bassa del 48% rispetto ai valori nazionali.
Pressione fiscale e burocrazia: gli altri freni per il rilancio
Il lungo e dettagliato comunicato di ANITA continua con l’elencazione dei principali elementi che rappresentano un ostacolo insormontabile verso il definitivo rilancio del settore. E’ così che le maggiori criticità per il superamento dell’impasse spettano alla pressione fiscale, che in Italia tocca picchi del 66% contro il 36% della media europea, e alla difficoltà burocratica, soprattutto per la poco efficiente gestione del tempo per l’ottenimento di permessi, delle autorizzazioni e dei rimborsi. In questo clima, come sottolineato dall’indagine condotta per conto di UNRAE, le imprese nazionali, per sopravvivere, tendono a delocalizzare all’estero, impattando negativamente, in modo complessivo, su tutta l’economia del Paese.
Urgono provvedimenti rapidi e definitivi per arginare l’emorragia
Il presidente di ANITA sottolinea come i dati raccolti siano alquanto sconcertanti e rappresentino la fotografia esatta di un segmento in costante discesa. E’ necessario, continua Baumgartner, puntare su tutte quelle realtà locali che credono nel rilancio del Paese, rinunciando alla delocalizzazione. Le risposte che si attendono dai vertici governativi, conclude la nota, dovranno dare risposte certe a tutti gli operatori di uno dei settori storicamente trainanti dell’economia italiana. Il riferimento al fenomeno del dumping sociale, alla pressione fiscale e al costo del lavoro per il rilancio dell’occupazione è tutt’altro che velato. Ora la palla passa al Ministero.
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