Recentemente si è verificato in Belgio un caso molto grave di dumping sociale, ossia il ribasso dei prezzi mediante l’utilizzo di manodopera a costi inferiori senza alcuna tutela. Quanto successo in Belgio va però addirittura oltre il dumping sociale e sfocia nella più becera indifferenza e noncuranza. Analizziamo di seguito la notizia riportata da un sito web belga che ha avuto notevole risalto in terra fiamminga.
Dumping sociale, il vergognoso caso di un autista bielorusso arrestato e abbandonato a se stesso
Il protagonista della vicenda è un camionista bielorusso che guidava un camion registrato in Lituania. Per lui sono scattate le manette dopo aver violato alcune norme relative alla sicurezza del mezzo ed alle condizioni di lavoro.
La società lituana però si è rifiutata di pagare la multa e le riparazioni necessarie per far ripartire il veicolo. In conclusione il malcapitato autista, abbandonato a se stesso nella cittadina di Henri-Chapelle, non può più tornare a casa, non riceve lo stipendio da due mesi e non ha nemmeno un euro in tasca.
Le autorità hanno voluto vederci chiaro e, in seguito a controlli più approfonditi, sono stati riscontrati diversi casi simili. Altri 5 autisti, della stessa società lituana, a loro volta sono stati abbandonati al loro destino ed i loro mezzi sequestrati.
Il caso dei 7 autisti bulgari che vivevano nel camion
Per quanto vergognoso ed inaccettabile sia la vicenda, casi del genere non sono assolutamente una novità.
Un altro caso che fece scalpore fu quello dei 7 autisti bulgari, costretti a vivere nei camion con paghe da fame, cioè 211 euro al mese.
I camionisti, reclutati sul web, furono spediti in Belgio a bordo dei camion dove hanno vissuto ed alloggiato anche per 6 mesi di fila.
Formalmente erano dipendenti della Rematra, una consociata bulgara di Rmt che non aveva alcuna struttura.
L’azienda aveva messo a disposizione dei 7 autisti una roulotte usata, per i periodi di riposo, parcheggiata di fianco al piazzale di partenza, rigorosamente senza allacciamento elettrico.
I camionisti, sostenuti anche dal patronato sindacale belga Ubt-Fgtb, hanno fatto causa alla società. Dopo 3 anni di battaglie e processi legali, si sono visti riconoscere dal Tribunale del lavoro di Hasselt un’integrazione salariale di oltre 230.000 euro.
Segno evidente che, se tribunali e polizia remano nella stessa direzione, è possibile fermare datori di lavoro senza scrupoli che sfruttano al massimo gli autotrasportatori spremendoli come limoni.
Condizioni più umane ed accettabili per i camionisti dell’Est significa anche meno concorrenza sleale, una situazione in cui tutti ne trarrebbero beneficio nell’ottica di una maggiore legalizzazione e normalizzazione del lavoro.
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