Con la Legge di Stabilità approvata lo scorso dicembre e con l’inizio del nuovo anno, è entrata in vigore una nuova procedura che norma l’esportazione all’estero di veicoli già immatricolati. Rispetto al passato sono molte le novità, prima fra tutte la possibilità di poter esportare fuori da nostri confini i veicoli immatricolati solo allo scopo di una nuova reimmatricolazione all’interno del Paese estero di destinazione. L’esportazione pura e semplice, senza nuova procedura di immatricolazione, quindi, non è più permessa. Con questa norma il Governo ha cercato di porre rimedio ad un fenomeno che troppo spesso ha interessato il settore dell’autotrasporto, mettendolo alcuni dei soggetti operanti sotto l’occhio del ciclone a causa di una reale evasione fiscale ai danni dell’erario. Nel passato, infatti, esportando un veicolo all’estero senza nuova immatricolazione era possibile evadere la tassa automobilistica e, soprattutto, tutti gli oneri connessi al trasferimento della proprietà dei veicoli stessi.
Come funzionerà la nuova procedura
Se fino a qualche giorno fa era possibile superare i confini nazionali per l’esportazione di mezzi immatricolati in Italia, potendo eludere le tassazioni in vigore, da questo gennaio non lo è più. A cambiare, però, non è la procedura, ma le attività burocratiche finalizzate a dimostrare che l’uscita dal territorio nazionale non è fine a sé stessa: i soggetti interessati a questo tipo di esportazione, infatti, dovranno dare evidenza della nuova immatricolazione del mezzo all’estero presentando copia della documentazione doganale di esportazione o, nel caso si stia operando all’interno dei paese dell’area UE, il modulo che attesta la radiazione dal PRA. In questo modo, spiega il Governo, si potrà dire stop al mancato pagamento del bollo auto e all’aggiramento delle sanzioni amministrative nazionali.
La filiera dell’autotrasporto in rivolta
Se da un lato abbiamo il Governo che sorride alla nuova entrata in vigore della modifica normativa, da contrasto, dall’altro lato, c’è l’umore dei rappresentanti della filiera dell’autotrasporto. Secondo loro, infatti, il cambiamento subito dall’articolo 103 del Codice della Strada, sebbene sia giustificato da un chiaro obiettivo di contrastare i fenomeni illegali, si può trasformare in un clamoroso autogol al fiorente, soprattutto negli ultimi anni, mercato dei veicoli usati. La subordinazione dell’esportazione alla reimmatricolazione estera, infatti, non solo va contro il principio europeo della libera circolazione delle merci, ma potrebbe mettere a dura prova un sistema virtuoso di compravendita onesta e corretta che non può essere colpito indiscriminatamente. Una visione confermata anche da Paolo Uggè, vicepresidente di Confcommercio, che suggerisce di promuovere una vera tracciabilità della vendita estera del veicolo, piuttosto che bloccare le attività regolari delle imprese, che rappresentano la maggior parte delle transazioni.
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