Nelle scorse settimane abbiamo parlato degli aumenti del costo del gasolio che, da un anno a questa parte, non accennano a rallentare. Ora, però, sembra che l’inversione di tendenza stia diventando realtà. Certamente una bella notizia per tutti gli operatori del settore impegnati nel trasporto di merci pesanti che, però, ancora una volta, si domandano le ragioni di questi movimenti del prezzo del carburante. Cerchiamo di capirne di più: da qualche giorno il calo dei prezzi alla pompa è netto. I primi dati parlano addirittura di un –10 % rispetto al mese scorso. Un dato deciso che senza dubbio è dovuto all’andamento del petrolio nei mercati internazionali. Il prezzo al barile è diminuito vistosamente in queste ultime settimane: se in un primo momento la quota industriale del costo alle pompe di benzina non aveva beneficiato di questa discesa dei mercati, ora il crollo è netto e vistoso.
Lo strano meccanismo del petrolio
È chiaro che il costo al barile del petrolio influisca sul prezzo di vendita del diesel e della benzina da parte dei distributori. Ma il meccanismo che regola il gioco dei prezzi è tutt’altro che lineare. Il crollo del prezzo è in antitesi rispetto alla strategia messa in atto negli scorsi mesi da parte dell’Opec che, per mantenere elevati i costi del petrolio, aveva stabilito decisi tagli alla produzione. Gli speculatori di borsa, però, non si sono fatti influenzare da questa manovra, anche perché le prospettive di una svolta storica verso un’alternativa al petrolio sembrano davvero concrete. Se le manovre dell’Opec non hanno sortito effetti, ora sono le compagnie petrolifere a cercare di correre ai ripari, con soluzioni alternative. Come quelle messe in atto dagli operatori statunitensi: a seguito della stabilizzazione in basso del prezzo del petrolio, infatti, sono numerose le compagnie americane che hanno rivalutato il mercato del cosidetto shale oil, ovvero il petrolio prodotto da frammenti di rocce di scisto bituminoso. I vantaggi sono chiari: nonostante la qualità di questo carburante sia decisamente inferiore, i costi di estrazione sono bassissimi, l’ideale per massimizzare gli investimenti in questo periodo di recessione dei prezzi.
Cosa succede agli operatori del settore
All’interno di queste dinamiche internazionali, gli operatori del settore sono coinvolti come spettatori interessati. E contenti, in questo caso: la concorrenza agguerrita e la sfida sempre più dura tra i colossi del petrolio non fa altro che spostare la partita – e i prezzi – verso il basso. L’eccesso di domanda che si registra, infatti, giustifica la caduta dei prezzi che, stando a quanto visto in questi ultimi giorni, potrebbe durare a lungo.
Nessun commento