Il Green Deal europeo è stato lanciato lo scorso 14 gennaio e prevede l’investimento di circa 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nei prossimi 10 anni. Tale cifra è però una stima e sarà stabilita con precisione dal bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo che va dal 2021 al 2027. Si tratta di una serie di misure da adottare per rendere la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei meno dannosi per l’ambiente circostante.
É previsto l’investimento di 100 miliardi di euro all’anno per sostenere le economie maggiormente dipendenti dai combustibili fossili. L’obiettivo è perseguire un’economia di mercato moderna senza alcuna emissione di gas serra, con una crescita completamente slegata dall’utilizzo di risorse naturali e, ovviamente, una mobilità sostenibile nel trasporto pesante. É stato istituito un fondo dell’UE, il JTF (Just Transition Fund), di 7,5 miliardi di euro.
Cos’è il Green Deal?
Il Green Deal rappresenta una serie di misure, comprensive di investimenti e nuove leggi, da adottare nei prossimi 30 anni. Al momento sono state gettate le basi per i primi 2 anni, durante i quali si può valutare la fattibilità di un progetto così ampio e ambizioso.
Parlamento, Consiglio (che detengono il potere legislativo) e Commissione (che detiene il potere esecutivo) lavoreranno congiuntamente per adottare le misure più adeguate in base alle diverse difficoltà che si presenteranno. Il Green Deal sarà gestito da Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione.
I dubbi di Confartigianato Trasporti
Nonostante le buone intenzioni del Green Deal, c’è però chi storce il naso come ad esempio Confartigianato Trasporti. L’organizzazione evidenzia che la distribuzione delle risorse del JTF è concentrata soprattutto verso le economie maggiormente integrate con la Germania. Tra queste spiccano in particolare Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Romania. Questi 5 paesi più la Germania di fatto concentrano il 59,6% delle risorse del JTF, condizione che inevitabilmente altera gli equilibri di mercato ed influenza la competitività dei sistemi produttivi.
In pratica, come sostiene Confartigianato Trasporti, la maggior parte dei fondi viene destinata a quei Paesi che applicano minori tassazioni ambientali e che possono offrire ai propri operatori nazionali costi di gestione più ridotti e quindi una maggiore competitività. Per garantire un maggiore equilibrio alla competizione tra le imprese, secondo Confartigianto Trasporti, si sarebbe dovuto associare ai fondi europei un maggiore livellamento della tassazione ambientale.
Tale tesi è confermata da un’indagine condotta dall’Ufficio Studi Confartigianato che evidenzia il paradosso del settore autotrasporto italiano. Il traffico merci internazionale tra Italia e paesi dell’Unione Europea è gestito al 19% da vettori polacchi e al 17% da vettori nazionali. Le aziende di autotrasporto polacche, potendo contare su una minore tassazione ambientale, sono diventate le attrici dominanti sul mercato italiano. Una distribuzione più equa ed equilibrata delle risorse è uno degli obiettivi dell’Italia per rendere realmente efficiente e credibile il Green Deal europeo.
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