La Corte di Cassazione ha fugato qualsiasi dubbio relativo ai reati di manomissione del tachigrafo sentenziando che un’impresa di autotrasporto che spinge i dipendenti e gli autisti ad utilizzare calamite o altri strumenti in grado di falsare i dati può essere punita non solo amministrativamente ma anche penalmente. Un giro di vite durissimo, quello imposto dalla Corte di Cassazione, con la sentenza del 9 novembre 2016, n. 47211, che ha l’obiettivo di screditare comportamenti dolosi e che sconfessa parzialmente la posizione tenuta dalla Corte negli scorsi anni sul tema. In passato, infatti, all’applicazione delle norme penali era stato preferito il Codice della Strada che, nei casi di manomissione del tachigrafo, impone sanzioni solo pecuniarie ed eventuali temporanee sospensioni dall’esercizio, ma nulla più. Ora, grazie a questa decisione, è stato definitivamente sancito che il delitto di rimozione di cautele contro gli infortuni sul lavoro è considerato doloso e volontario, e quindi è punibile anche attraverso l’applicazione delle norme del Codice Penale.
Cosa cambia da oggi in poi
Rispetto a ciò che succedeva fino a qualche giorno fa in tema di manomissione del tachigrafo, cambieranno alcuni cose. Su tutti i destinatari della punizione: il Codice Penale, infatti, punisce chi omette di collocare gli impianti, gli apparecchi o i segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, quindi i committenti. Il Codice della Strada, al contrario, punisce solo chi circola su strada o, al più, il titolare della licenza al trasporto che mette in circolazione un veicolo sprovvisto di cronotachigrafo o con cronotachigrafo manomesso. Ciò a cui è arrivata ora la Cassazione è soprattutto merito dei alcuni ex autisti di una società di trasporto che, puniti dal Tribunale di Milano per essere stati pizzicati a circolare con il tachigrafo manomesso, hanno voluto far valere le loro ragioni fino in fondo, sostenendo che fosse la stessa società di autotrasporto a imporre l’uso delle calamite.
Il “nuovo” ruolo della Polizia Stradale
Grazie alla sentenza della Cassazione, il ruolo della Polizia Stradale diventa ancora più critico e importante: le Forze dell’Ordine impegnate nei controlli, infatti, avranno il compito, di fronte a manomissioni del tachigrafo, di trasmettere gli atti al giudice per valutare l’ipotesi di reato penale. Ciascun tribunale, tuttavia, può applicare o meno la norma, in quanto i precedenti della Cassazione non costituiscono una fonte primaria e quindi, di per sé, non sono assimilabili ad una legge. Non ci resta che aspettare e vedere, nel tempo, come verranno gestite situazioni di questo tipo.
4 Commenti
Ritirare le licenza. Definitivamente
Tie tie Francesco Fasolino Angelo Longobardi Giovanni Cerrato
Artene
Eu nu i fac rele :)))