Il rapporto stilato da Confcommercio e Gfk Eurisko, che ha tastato il polso delle imprese operanti nel settore trasporto rispetto ai temi legati alla sicurezza, mostra una percezione globalmente sfavorevole. Sono, infatti, oltre la metà delle imprese a dichiarare che la crisi economica ha avuto impatti negativi sui livelli di sicurezza, favorendo, di conseguenza, una crescita della criminalità.

Per il 65% del campione intervistato i casi di furto sono percepiti in forte aumento, così come i comportamenti di abusivismo, visti in crescita da oltre la metà delle imprese. I dati si fanno ancora più critici quando si parla di minacce e intimidazioni ricevute: il 6% degli operatori del settore, infatti, dichiara di aver subito pressioni con finalità estorsiva e quasi il 10% è a conoscenza di questo tipo di situazioni. In gran parte, le minacce vengono messe in atto come pressioni psicologiche (62%), ma è tristemente diffuso anche il danneggiamento doloso dei beni di proprietà aziendali (44%).

Cosa fare per fermare l’emorragia

Le parole del vice presidente di Confcommercio, Paolo Uggè, mostrano preoccupazione rispetto a quanto rappresentato dall’indagine eseguita congiuntamente con Gfk Eurisko. In questo scenario è necessario intervenire con tempestività, attuando rigidamente quanto è contenuto nel Protocollo di Legalità, firmato, qualche anno fa, a 4 mani, dall’allora Ministro dell’Interno, Roberto Maroni e proprio da Uggè, con l’obiettivo di limitare le infiltrazioni criminali nel settore del trasporto. L’unica arma in possesso delle istituzioni sembra essere la prevenzione: i controlli a tappeto riuscirebbero a combattere il problema alla radice, come chiede a gran voce oltre il 65% degli imprenditori intervistati. Un sistema, per vivere virtuosamente, ha la necessità di reprimere ogni forma di abusivismo, garantendo il rispetto delle regole da parte di tutti i soggetti in gioco: il vice presidente di Confcommercio, continua, sottolineando come questa assenza regolamentare, unita al numero risicato di controlli, renda il terreno fertile al proliferarsi dei fenomeni legati all’illegalità.

Lo Stato deve intervenire

I risultati raccolti mostrano come un’azienda su due è stata costretta a piegarsi alle minacce subite. Lo Stato, in un questo clima di terrore, ha il dovere di intervenire con forza, assicurando che gli imprenditori virtuosi e rispettosi delle regole possano continuare la loro attività in modo corretto, senza dover subire, direttamente o indirettamente, le conseguenze derivanti da condotte criminose e da distorsioni del mercato. Le imprese, nel frattempo, si stanno attrezzando autonomamente, attraverso misure di sicurezza privata come gli impianti di videosorveglianza, al quale si associano sempre più spesso contratti assicurativi per proteggere i beni materiali. Tuttavia le imprese auspicano a gran voce risposte concrete da parte delle istituzioni.

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