Chi opera nel settore trasporti sa quanto possano essere gravose le numerose spese a cui ogni azienda deve far fronte durante l’anno. Uno “sport”, come molti ironicamente amano definirlo, quello di creare nuove tasse per il settore che sembra non avere mai fine. E la preoccupazione da parte delle associazioni su questo tema è sempre crescente, come dimostrano i forti dubbi espressi da Confartigianato circa l’entrata in vigore della nuova norma sull’obbligo di pesare i container prima dell’imbarco in nave. Secondo il presidente Amedeo Genedani, infatti, l’obbligatorietà internazionale che diventerà attiva dal 1° luglio prossimo, troverà certamente impreparato il committente che, come da cattiva pratica, tenterà di scaricare la questione sul vettore, da sempre la parte più debole dell’intera filiera del trasporto. Questo si tradurrà in aggiunta di un nuovo servizio oneroso per chi si occupa del trasporto della merce fino al porto.

Un coinvolgimento passivo che può costare carissimo

Le parole di Genedani sulla questione tendono a sottolineare un grave problema circa questa nuova normativa che tra poche settimane entrerà a pieno regime. Se da un lato, il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto sta predisponendo la circolare che spiegherà in dettaglio come saranno applicate le modifiche alla Convenzione SOLAS 74 circa l’obbligo di pesatura, dall’altro è evidente come ormai nessun esponente di rilievo del mondo dell’autotrasporto sia stato coinvolto nelle scelte decisionali sul tema. Questo, continua Genedani, potrebbe tramutarsi in incombenze gravi e non dovute a carico dei soggetti impegnati nel movimento merci su strada. La richiesta ufficiale da parte di Confartigianato, quindi, è di far slittare di 3 mesi l’entrata in vigore del provvedimento. Questo periodo sarebbe utile per rivedere i termini, definendo meglio gli elementi operativi ancora poco chiari.

L’obiettivo è tutelare i trasportatori

Se le cose rimanessero come ora coloro che pagheranno il prezzo più alto di questa nuova normativa sarebbero certamente i trasportatori. Genedani ne è convinto, e spiega anche i motivi di questa sua affermazione: qualora, infatti, venga rimosso parte del carico, nel caso si dovesse verificare una differenza tra il VGM dichiarato e quello verificato nel momento della pesatura portuale, non può essere in alcun modo il vettore a pagare, sia che si tratti di un’ammenda per aver superato i limiti, sia che si parli di un fermo merci. Per non parlare del cosiddetto indennizzo per i tempi di attesa nelle fasi delle operazioni di carico e scarico, previsti dalla legge n. 127 del 2010: secondo Genedani, infatti, nessuno ha considerato questo fondamentale aspetto, che non può in alcun modo passare sotto silenzio ed essere dimenticato.

Articolo precedente

Scania apre un centro di ricerca green in Brasile

Articolo successivo

L’Unione Europea non fa sconti ai costruttori

Nessun commento

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *