L’apertura delle frontiere verso i Paesi più ad Est del Continente, entrati a far parte dell’Unione Europea, ha tracciato scenari pericolosi nel settore commerciale e in particolar modo nel segmento dell’autotrasporto. Il costo del lavoro in questi Stati, infatti, ammonta a cifre di molto inferiori rispetto alla media occidentale e ciò ha dato il via ad una battaglia al ribasso dei prezzi che sta mettendo in difficoltà gli autotrasportatori di mezza Europa. In piena autonomia Francia, Germania ed Italia stanno provando ad attuare misure cautelative per fermare l’emorragia dell’abbassamento delle soglie economiche: i transalpini hanno imposto il divieto di riposo notturno in cabina nel fine settimana, i tedeschi rimangono in attesa del verdetto della Commissione Europea sul salario orario minino a 8,50 euro, e l’Italia ha ribaltato le responsabilità nel trasporto di cabotaggio applicando a carico del vettore straniero sanzioni salate.
I prossimi passi
Il nostro Paese si sta facendo portatore di un messaggio condiviso con tutta l’Europa occidentale: Bruxelles deve intervenire in breve tempo sulla questione relativa al costo del lavoro, dettando le linee guida per una regolamentazione che divenga coerente e standard in tutti gli Stati membri. In quest’ottica si colloca l’incontro in programma il prossimo 28 febbraio presso la Commissione Affari Sociali dell’UE che vedrà protagonista la Fai-Conftrasporto nazionale e il suo segretario Pasquale Russo. L’obiettivo è proporre ufficialmente la misura del salario minimo per tutti i lavoratori comunitari ad alto tasso di mobilità come soluzione ai problemi che negli ultimi tempi hanno minato il settore. Poco importa, al momento, a quanto ammonterà il minimo garantito: è necessario, infatti, che in breve tempo si prenda una posizione chiara e netta sul fatto di dare vita ad una normativa unica europea, in modo da eliminare i rischi dovuti alle attività autonome dei paesi in materia di barriere antidumping.
La situazione attuale è critica
In attesa che l’Unione Europea si pronunci, la situazione si sta facendo sempre più insostenibile. In Italia, ad esempio, sta prendendo piede un fenomeno preoccupante: sono molti, infatti, gli autisti italiani che decidono di recarsi nei Paesi dell’Est Europa per acquisire la residenza. In questo modo è possibile per loro iscriversi alle agenzie locali del collocamento e sperare in un contratto di somministrazione con aziende che operano negli Stati occidentali dell’Europa come Francia, Germania e Italia. Così facendo il salario complessivo è equiparabile a quanto guadagnato prima del cambio di residenza, ma sono forti i risparmi garantiti dall’alleggerimento di quasi il 50% per le voci di costo previdenziali e assistenziali.
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