L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha condotto una ricerca sulle figure lavorative in Italia ed è emerso un quadro contraddittorio ed anche abbastanza desolante: il 32,8% di assunzioni previste in quest’ultimo periodo è di difficile reperimento. I motivi sono essenzialmente due: da un lato i candidati non hanno le competenze necessarie per svolgere quelle mansioni, da un altro lato manca addirittura personale disposto a svolgere quella tipologia di lavoro.
Tra le figure professionali quasi introvabili spiccano gli autisti di camion. La situazione è particolarmente grave nel nord-est dell’Italia, diventando quasi tragica lavorativamente parlando al Sud nonostante l’elevato tasso di disoccupazione.
Reperimento di camionisti: com’è la situazione in Italia?
Secondo i numeri della Cgia di Mestre il personale di difficile reperimento incide per il 48,1% sulle assunzioni previste a Gorizia, per il 45,5% a Trieste, per il 44,6% a Vicenza, per il 44,2% a Pordenone, per il 42,7% a Reggio Emilia, per il 42,3% a Treviso e per il 40,5% a Piacenza.
Scendendo verso Sud la situazione si fa ancora più critica ed in particolare tutte le principali province meridionali (Napoli, Palermo, Salerno, Caserta, Lecce, Messina, Foggia, Bari e Catania) faticano non poco a reperire risorse per il trasporto di camion e automezzi. Secondo la Cgia di Mestre questa è una situazione impensabile fino a pochi anni fa, quando la disoccupazione dilagava più o meno come oggi.
Perché i giovani non vogliono fare i camionisti?
Cos’è cambiato allora? Perché i giovani rifiutano di specializzarsi in un settore dove c’è poca concorrenza da un punto di vista lavorativo? Innanzitutto c’è da considerare che è aumentato notevolmente il costo per ottenere la patente C o D e per la Carta di Qualificazione del Conducente. La spesa oscilla tra i 2.500 ed i 3.000 euro, una cifra non indifferente per qualsiasi categoria.
Inoltre il camionista è un lavoro estremamente stressante e faticoso che richiede di andare in giro per l’Italia e per l’Europa lontano dalla propria famiglia per molto tempo. C’è da aggiungere che non sempre tali sacrifici vengono ripagati con salari adeguati.
Alle normali ore lavorative alla guida bisogna poi aggiungere quelle necessarie per le operazioni di carico e scarico della merce trasportata.
Guidare per tanti anni un camion provoca disturbi fisici e psicologici piuttosto seri se non vengono curati adeguatamente, ecco quindi che l’eventualità di intraprendere la carriera di autotrasportatore non è affatto allettante per i giovani.
Il settore del trasporto pesante negli ultimi 10 anni ha perso quasi 25.000 padroncini, una situazione che ha inevitabilmente ridotto ancora di più le unità di professionisti capaci di guidare mezzi pesanti.
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