Da ormai diversi anni si discute della possibilità di introdurre il pagamento dei pedaggi sugli oltre 26.000 chilometri delle strade dell’ANAS, un provvedimento che però nella sostanza non ha mai preso forma concretamente. Adesso l’ipotesi diventa sempre più probabile, soprattutto in seguito al crollo del ponte di Genova che richiede investimenti urgenti ed immediati.

Il pedaggio delle strade dell’ANAS porterebbe soldi freschi in una società già fortemente indebitata e che deve affrontare spese ingenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria. L’obiettivo principale di questo provvedimento è bloccare l’integrazione tra Anas e Ferrovie dello Stato proposta nella scorsa legislatura.

Alla luce dello stato del manto stradale italiano questa integrazione sembra poco opportuna o comunque non in linea con le linee guida del Governo, che punta ad una gestione diretta dei beni e delle attività pubbliche. La fusione delle due società potrebbe essere bloccata definitivamente nella prossima Legge di Bilancio, rimettendo l’ANAS sotto il controllo diretto del Ministero dell’Economia.

Come funzionerebbe il pedaggio?

Il pedaggio coinvolgerebbe direttamente l’autotrasporto e nello specifico sarebbe addossato prevalentemente alle imprese straniere. Naturalmente anche le aziende italiane dovrebbero pagare il pedaggio richiesto, ma potrebbero recuperare i soldi versati ed ammortizzare le spese tramite un apposito meccanismo fiscale di deduzione. Questa soluzione innanzitutto permetterebbe alle aziende italiane di recuperare le risorse, rappresentando un importante ammortizzatore fiscale. Inoltre avrebbe il merito di riequilibrare il gioco della concorrenza tra autotrasportatori italiani e stranieri, oppure tra gli italiani che lavorano all’interno della penisola e quelli delocalizzati, che col nuovo sistema dovrebbero spendere di più per permettere il transito in Italia dei camion immatricolati all’estero.

Un vantaggio concreto per tutti?

Nonostante i buoni propositi di questa iniziativa però c’è chi storce il naso, come il segretario di Assotir Claudio Donati. Il dirigente infatti sottolinea che il maggior aggravio sarà a carico degli autotrasportatori che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero detrarre il maggior costo solo dopo un anno e mezzo. Donati ritiene inoltre che il gettito dei soli camionisti stranieri potrebbe non essere sufficiente a trovare più soldi per l’ANAS, che per i lavori di manutenzione rischierebbe di spendere più di quanto incassa. Se si dovesse verificare questa situazione c’è il rischio che, entro un paio d’anni, questa tassa possa essere estesa a tutti gli autotrasportatori, compresi quelli italiani, rappresentando un ulteriore aggravio per questa categoria.

Il progetto deve quindi essere studiato attentamente e nei minimi dettagli per poter offrire benefici e non ulteriori spese alle ditte di autotrasporto ed ai camionisti.

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